Stare nella natura, facendo sport ma senza troppa fatica. Una combinazione impossibile? Per nulla: è possibilissima. Per garantirsi l’attività senza troppo sforzo si può scegliere una delle piste ciclabili più belle dell’Alto Adige. Stiamo parlando della pista ciclabile della Val Venosta che dal Passo Resia, quindi praticamente al confine austriaco, arriva sino a Merano. La lunghezza non spaventi: sono, in tutto, oltre 80 km ma si può facilmente spezzettare sfruttando il trenino (che trasporta anche le bici) che permette di salire e scendere lungo il tragitto. Ma soprattutto è praticamente tutta in discesa. E questo la rende adatta a tutti.
La via Romana Claudio Augusta e la pista ciclabile della Val Venosta
Il percorso segue per gran parte quello della antica via Romana Claudia Augusta ma oggi è per la gran parte in asfalto con piccoli tratti in terra battuta ma sempre assai scorrevoli e ci sono sul tragitto diversi noleggi per le bici. Il tracciato originario parte dal passo Resia e permette di ammirare il campanile che esce dalle acque del lago, il simbolo della Val Venosta, ma noi partiamo da Malles che si raggiunge comodamente con il trenino.
Qui, dopo una doverosa passeggiata tra i campanili romanici e le torri che spiccano su questo paese circondato dai frutteti e incorniciato dai gruppi dell’Ötztal e dell’Ortles si parte lungo la ciclabile in direzione di Glorenza che si raggiunge in pochi minuti. E in questa che è una delle più piccole città al mondo ci si deve fermare. Glorenza ha sette secoli di storia, 800 abitanti, un antico statuto, appunto, di «città» e una cerchia di mura medievali. Oltre le porte tutto è rimasto com’era, ai tempi di Mainardo di Tirolo, quando era una fortezza che ospitava un ricco mercato.
Dopo un assaggio di canederli al Restaurant Steinbock si riparte seguendo il fiume in direzione di Prato allo Stelvio. Gli atleti potrebbero pensare di affrontare il passo ma non noi: la nostra pista ciclabile della Val Venosta invece resta sempre in pianura, con una lieve discesa, sfiorando lunghe distese di alberi di mele a due passi dal fiume e incontra diversi paesi dove riposare magari anche scoprendo altre chicche come Castel Coira a Sluderno, un maniero medievale con una ricca armeria, o scoprendo la produzione di marmo di Lasa e i suoi alberi di albicocche.
Il parco Nazionale dello Stelvio
Riprendiamo a pedalare lungo la pista ciclabile della Val Venosta fino al centro della valle ovvero Silandro da dove proseguiamo per Laces dove si potrebbe, volendo, fare una deviazione per la Val Martello, una valle all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio dove lo sguardo spazia dalle vette del Monte Cevedale ai pascoli e ai campi dove qui è protagonista la fragola. Non per modo di dire: qui tra giugno e luglio si elegge la Regina delle Fragole.
Proseguendo invece sulla ciclabile ci si rende conto che le vette si avvicinano e la valle si stringe tanto che la nostra pista per le bici sfiora la strada e la ferrovia. Ma proseguiamo e arriviamo a Castelbello che offre ben due castelli: il primo è il simbolo del paese e un centro culturale mentre Castel Juval è la casa estiva di Reinhold Messner e sede di uno dei suoi musei: quello dedicato al Mito della montagna che ospita opere di arte tibetana e una collezione di maschere da tutto il mondo.
Qui la vista si allarga sull’Ortles e intorno ci sono distesi di vigneti attraverso cui si scende in maniera più ripida attraversando i paesi di Plaus e Parcines da dove ci si lascia andare fino a Lagundo, il comune alle porte di Merano e che ha la caratteristica di spaziare dai vigneti alle vette.
Una birra e poi alle terme
E infatti il suo territorio, per quanto piccolo, va dai 300 ai 1500 metri. E in questo spazio volendo camminare c’è solo l’imbarazzo della scelta visto che si dipanano da qui oltre 160 km di sentieri. Ancora, prima di puntare a Merano però ci sta una deviazione e una sosta. Qui si trova infatti lo stabilimento della birra Forst, uno dei marchi celebri dell’Alto Adige dove bere una birra ma anche scoprire il magico mondo delle bionde. E per chi non sa resistere c’è anche un ristorante specializzato in prodotti tipici della zona.
La strada spiana, ora. Merano e il suo centro sono ormai molto vicini e possiamo pensare a come trascorrere la sera tra i suoi portici e il lungo Passirio o magari regalarci una sosta nel tepore rilassante delle sue terme. Siamo ormai arrivati. E il bello è che non siamo neppure stanchi. Ma decisamente molto soddisfatti.
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